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Roma, 14 maggio 2002
IL DECRETO LEGGE SULL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 51 del 2002: Immigrazione clandestina (A.C. 2608)
Seguito della discussione e approvazione
Intervento di Marco Boato per dichiarazione di voto finale
Resoconto stenografico dell'Assemblea seduta n. 144 di martedì 14 maggio 2002

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, collega relatrice, colleghi deputati, sarò molto breve, perché le questioni sono state già affrontate nel corso del dibattito. Credo che raramente come in questo caso sia emerso dalla discussione (mi riferisco alla discussione di merito) come sia stata una scelta sbagliata quella di ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza, che ha un inevitabile carattere emergenziale rispetto a una materia... Prego i colleghi di consentirmi di svolgere il mio discorso...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

MARCO BOATO. ...Rispetto a una materia che, come tutti sanno, è contestualmente e contemporaneamente all'attenzione del Parlamento anche con riferimento al disegno di legge ordinario del Governo già approvato dal Senato ed ora in discussione, proprio in questi giorni, qui alla Camera.

Sarebbe stato preferibile per tutti, maggioranza e opposizione, affrontare nel disegno di legge le due questioni che sono previste da questo decreto-legge con riferimento agli articoli che riguardano questa stessa materia. La relazione del Governo al decreto-legge e la stessa relazione della collega relatrice Bertolini al disegno di legge riprendono questa questione: all'articolo 1 del decreto-legge si fa riferimento in qualche modo al possibile e auspicato effetto dissuasivo rispetto alla moltiplicazione degli sbarchi clandestini e illegali nel nostro paese e alla possibilità che si intensifichino andando verso la stagione estiva. Credo che si possa riconoscere, obiettivamente, senza alcuna polemica politica, che essendo il decreto-legge in vigore dal 4 aprile 2002 e avendo un decreto-legge efficacia di legge - se non ne viene denegata entro 60 giorni la conversione da parte del Parlamento -, quindi essendo questo già una legge in vigore, non c'è stato nessun effetto dissuasivo. Giorno dopo giorno, con il Governo di centrosinistra prima e con il Governo di centrodestra oggi (visto che questi fenomeni - ahimè - non guardano al colore politico di chi governa), questi fenomeni illegali si stanno moltiplicando.

Diventa evidente il carattere demagogico e strumentale delle accuse che il centrodestra rivolgeva nei confronti dei governi di centrosinistra quando era all'opposizione. Non voglio ricambiare simmetricamente queste accuse, anche se il centrodestra lo meriterebbe. Questi fenomeni, anche nel loro carattere illegale, non guardano al colore di chi governa ma, ovviamente, sono collegati ad altre radici, ad altre cause e, chiunque governi, deve avere la capacità di combatterli attraverso una logica non emergenziale. Comunque questo decreto-legge, in vigore da un mese e mezzo, non ha avuto quell'impatto dissuasivo auspicato nella relazione del Governo e ripreso - devo dire correttamente dal suo punto di vista - nella relazione della relatrice Bertolini.

Per quanto concerne il secondo articolo, ho letto per ampi stralci in quest'aula la parte conclusiva della sentenza della Corte costituzionale; l'ho fatto aggiungendoci pochissimo di mio poiché volevo far risuonare in quest'aula la voce della Consulta. Questa sentenza del 2001 è recente, ma non recentissima, risale ad oltre un anno fa. Essendo una sentenza - lo chiedo ai colleghi ed al presidente della I Commissione, anche se adesso non mi risponderà - non di un mese fa, di due mesi fa, ma di poco più di un anno fa, aveva senso recepirne le indicazioni attraverso un decreto-legge, nel momento in cui il Parlamento è chiamato dal Governo stesso ad affrontare materie di questo tipo come il disegno di legge ordinario? Intendiamoci, è doveroso recepire le indicazioni della Corte costituzionale, anche se secondo me sono state recepite male. Potevamo discutere il disegno di legge prima in sede referente ed in seguito in aula, forse valutando con più equilibrio e meno emergenzialità gli aspetti che sono emersi nel dibattito e che hanno fatto emergere - guardate non mi vergogno di questo, anzi lo rivendico di fronte ad una maggioranza silente - anche delle valutazioni in parte diverse all'interno del centrosinistra. Noi questo lo facciamo alla luce del sole, in modo trasparente, in modo pubblico, ponendo alla maggioranza questioni che la stessa non affronta, perché in quest'aula non si è assistito ad un solo intervento di merito. L'unico intervento è stato quello del rappresentante del Governo e con lui abbiamo discusso. Signor Presidente, mi sono dilungato più del previsto solo perché ho voluto adottare un tono pacato, dialogico e discorsivo nella mia dichiarazione di voto. Forse l'unico emendamento che si potrebbe immaginare non ostruzionistico ma soppressivo è stato ritirato, non è stato neppure messo in votazione. Gli altri emendamenti erano esclusivamente di merito, ragionati e ragionevoli, anche se ciò non vuol dire che fossero tutti condivisibili: non ne è stato accolto neppure uno.

Se - sospendendo il giudizio sull'effettiva necessità di questo decreto-legge - si fosse cercata una convergenza tra maggioranza ed opposizione - possibile attraverso gli emendamenti - per migliorare quanto meno il contenuto normativo del primo e del secondo articolo, forse l'esito del voto finale avrebbe potuto essere diverso, ed io l'avrei auspicato come ho sempre fatto in quest'aula. Sono stati respinti tutti gli emendamenti, nessuno escluso, anche nella logica di un confronto parlamentare serrato e relativamente breve; trattandosi infatti di un decreto-legge, al di là delle difficoltà dell'ultima fase, l'abbiamo affrontato in poche ore. Non vi sono stati ostruzionismi, dilungamento dei tempi, abbiamo fatto tutto in pochissimo tempo. Da parte della maggioranza non vi è stato un atteggiamento di dialogo e confronto parlamentare e questo mi dispiace. Ed è per questa ragione che esprimo, da parte del gruppo dei Verdi, parere contrario nei confronti di questo provvedimento e non si tratta di un «no» scontato. Finora non mi ero pronunciato al riguardo, avevo aspettato che si svolgesse tutto il dibattito parlamentare per vedere se si sarebbe verificata la possibilità di correggere degli errori, di trovare delle convergenze.

Quando si afferma di voler dialogare e confrontarsi, lo si fa in televisione, ma nell'aula del Parlamento - ascolterò adesso con attenzione la dichiarazione di voto del collega Landi di Chiavenna - non vi è stata una sola occasione di confronto e di dialogo effettivo nel merito degli emendamenti presentati ed è un errore che la maggioranza continua a commettere (e prescindo dagli aspetti finali del seguente dibattito che hanno assunto contorni un po' forti)! Non vi è stata una sola occasione effettiva di possibile convergenza in ordine a problematiche che - come ho affermato - si sono verificate con il Governo del centrosinistra e che continuano a verificarsi con quello del centrodestra. Si tratta, infatti, di problemi che tutte le democrazie avanzate sono costrette ad affrontare ed è giusto che lo facciano; la nostra, tuttavia, potrebbe farlo in modo più efficace e credibile!

 

  Marco Boato

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